Montecarlo di Lucca è un bellissimo borgo medievale, immerso nelle colline lucchesi, conservato in maniera egregia.
La posizione dominante sul colle rende l’idea dell’importanza strategica di questo luogo nel corso della sua lunga storia.
L’attuale “sede” del borgo è cambiata rispetto alla sua origine: inizialmente Vivinaia (questo il nome del precedente insediamento) era situato a valle ma, dopo il conflitto con i fiorentini nel corso della prima metà del XIV secolo (il borgo fu distrutto), fu deciso di ricostruirlo in cima al poggio, accanto alla Fortezza del Cerruglio.
Appena arrivati al poggio ecco aprirsi davanti a noi proprio la Fortezza del Cerruglio, il simbolo di Montecarlo: la bella e possente
rocca, del XIV secolo, oltre ad essere utilizzata nel corso delle varie battaglie che imperversavano il territorio, fu anche utilizzata da Castruccio Castracani quale base di appoggio durante la battaglia di Altopascio del 1325. Messa in disarmo da Pietro Leopoldo a fine 1700, oggi la fortezza è in mano ai privati.
Una volta costeggiata la Rocca, eccoci arrivati al borgo e al suo centro storico.
Intraprendo la via principale alla cui fine si arriva a Porta a Lucca (oltre la porta un bellissimo punto panoramico sulla vallata). Lungo le mura del castello di Montecarlo, un tempo, si contavano quattro porte: Porta a Pescia (purtroppo chiusa), Porta a Lucca appunto (conosciuta anche come Porticciola), Porta Nuova (poi divenuta Porta Altopascio) e Porta Fiorentina.
A metà del percorso, sulla sinistra, sorge la chiesa di Sant’Andrea del XIV (eretta assieme alla costruzione del castello). Essa è caratterizzata da una facciata composta da grandi blocchi di arenaria. Fu restaurata nel XVIII secolo. L’interno è a tre navate: qui sono conservate opere del XV secolo.
Il colore rosso domina lungo tutto il borgo: ciò infonde una sensazione, almeno a me, di calore e di accoglienza.
Curiosità
Il nome di Montecarlo fu così deciso in onore all’Imperatore Carlo IV, che supportò i lucchesi in alcuni conflitti con i pisani (le guerre furono vinte, appunto, dai lucchesi).
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